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Con il caldo io non riesco a rinunciare alla mia cucina e mi sforzo sempre di trovare delle preparazioni che riescano a stupire e a stupirmi … ma senza grandi sforzi, anche perchè il tempo per cucinare è sempre pochissimo.

Oggi è la volta della “formaggetta senza sale”, quella che alcuni chiamano anche “primosale”: un formaggio poco calorico, fresco, ottimo da solo, o come secondo piatto accomapagnato da verdure grigliate o da pomodorini, ma anche come condimento per la pasta.

I minuti sono contati e io … mi sono inventata questa ricetta “strepitosa”!


Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr di pasta corta o di spaghetti o linguine (questa volta ho optato per le linguine)
  • Una decina di pomodorini ciliegini ben maturi
  • foglie di basilico fresco
  • 1 “primosale” da circa 300 grammi
  • Olio extravergine di oliva
  • sale e pepe qb
  • origano

Procedimento:

Tagliare a piccoli dadini il Primosale e i pomodorini ciliegini in quattro parti; sminuzzare il basilico fresco e mettere tutto in una terrina. Salare, pepare, condire con olio extravergine di oliva e lasciare insaporire e riposare in frigorifero per circa un’oretta. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla bene e condirla con il preparato. Mescolare con cura e, a piacimento, aggiungere un po’ di origano. Servire.

Alici o Acciughe?

Un pesce povero, dai costi contenuti, ricco di proprietà nutritive, facile da reperire nei banchi del pesce, presente nelle ricette della tradizione di tante regioni italiane e semplice da preparare, anche per quelli che non hanno una grande dimestichezza ai fornelli.

A svelarci qualche segreto in più sulle alici è il dott. Nicola Ferri, esperto Veterinario, con alle spalle una lunga esperienza sull’argomento, protagonista – con le alici – di un mio articolo pubblicato sul mensile Novella Cucina del dicembre 2022.

L’acciuga, conosciuta anche con il nome di alice, è un pesce osseo diffuso in tutto il Mediterraneo, nell’Atlantico Orientale, nel Baltico, nel Mar Nero e nel Mar d’Azov.

Preferisce vivere in mare aperto, in branchi molto numerosi e a profondità variabili, e si avvicina alle coste solo nel periodo della riproduzione. 

Nonostante siano presenti tutto l’anno sui banchi dei mercati ittici, le acciughe, come tutti i pesci, hanno una stagionalità ben precisa: i mesi migliori per la cattura vanno da aprile a novembre, ovvero quando, per riprodursi, si avvicinano alle coste a profondità minori.

Per qualche deliziosa ricettina e per saperne di più … leggete qui sotto!


Nicola Ferri, Esperto Veterinario
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Buongiorno! 

Ormai per me il lunedì mattina è un po’ come il sabato … c’è un appuntamento fisso: quello con il dolce, quello che mi rende più leggero l’inizio della settimana lavorativa, che mi addolcisce un po’ il risveglio ☺️

La farina di riso di Daniela ormai fa da padrona nelle ultime settimane … e anche oggi (ne è rimasta veramente poca …). 

Un dolce soffice e leggero, di recupero (ho utilizzato il cioccolato bianco con il pistacchio salato dell’uovo di Pasqua regalatomi dalla mia amica Rita) … e poi lo yogurt alla vaniglia … speciale!!! 

Se siete pronti? … vi lascio la ricetta … 


Ingredienti:

  • 150 gr di yogurt alla vaniglia 
  • 200 gr di cioccolato bianco al pistacchio salato
  • 2 uova intere
  • 60 gr di zucchero semolato 
  • 160 gr di farina di riso
  • 50 gr di fecola di patate
  • 50 ml di olio di semi
  • Un pizzico di sale
  • Una bustina di lievito per dolci
  • Pistacchio in granella e zucchero a velo qb per decorare 

Procedimento:

Mettere nel boccale di un robot da cucina il cioccolato e tritare. Aggiungere lo yogurt, le uova, lo zucchero,  la #farinadiriso , la fecola, l’olio di semi, un pizzico di sale e una bustina di lievito. Mescolare per un paio di minuti. 

Versare il contenuto nella tortiera apribile. Distribuire in superficie la granella di pistacchio. 

Mettere in forno per circa 30 minuti a 170°/180°.

P.S. La torta, essendo ricca di cioccolato, resta bassa e molto umida … ma è soffice soffice 😉

A Bologna ho studiato Giurisprudenza. 

Lì ho trascorso gli anni dell’Universita’, quelli in cui riempi il tuo cassetto di sogni, diventi grande, devi organizzare e programmare bene il tuo tempo, studiare (“quello ora è il tuo lavoro”, diceva mio padre), cercare di ottenere i risultati più in fretta possibile (ai miei tempi era una delle città universitarie dove la vita costava di più). 

Lo facevi per te e anche per non deludere i tuoi genitori che, con sacrificio, volevano che tu ottenessi il meglio da quell’esperienza!

Ricordo con nostalgia quegli anni, e, a volte, mi capita di sognare di doverci tornare per dare l’ultimo esame (per fortuna si tratta solo di un sogno)!  

Mi piaceva girovagare per le viuzze vicino San Petronio, comperare i tortellini da Tamburini, il pane biscottato da Atti, i garganelli all’uovo, … e le RAVIOLE (i biscotti a mezza luna ripieni di mostarda o di confettura di albicocche).

C’era una biscotteria vicino casa (sulla via Emilia) che ne sfornava continuamente ed io ero sempre lì, pronta, a prenderne qualcuna calda e morbida. 

Non nascondo che ogni volta che metto piede a Bologna devo comperare le Raviole … ormai mio marito si è rassegnato! 

Questa ricetta me l’ha passata un’amica … e non ho potuto aspettare: ho dovuto subito mettermi all’opera e provare.

Ho sostituito lo strutto con l’olio di semi e la marmellata è quella di uva condita con nocciole e cioccolato! 

Mi credete se vi dico che sono favolose?!

Ingredienti (per circa 20 raviole):

  • 500 gr di farina
  • 2 uova intere
  • 180 gr di zucchero semolato
  • 100 gr di strutto morbido (io ho utilizzato l’olio di semi)
  • 1 bustina lievito per dolci
  • latte qb (l’impasto deve risultare morbido)
  • marmellata (o altro tipo di farcia)
  • 1 coppapasta tondo

Procedimento:

Mescolare tutti gli ingredienti per l’impasto così da ottenere un panetto morbido. Stenderlo su una spianatoia con un po’ di farina creando una sfoglia di circa 1/2 cm. Aiutandosi con un coppapasta creare tanti dischi da farcire al centro con un cucchiaino abbondante di farcia. Piegare a mezza luna (come in foto). Disporre su una teglia rivestita carta forno. Spennellare con acqua e cospargere di zucchero semolato. Infornare (forno caldo) a 190 gradi per circa 10/15 minuti. 

Le raviole bolognesi sono pronte!

Raviole disposte in teglia prima della cottura in forno
Le Raviole Bolognesi

Quante cene organizzate in famiglia in questo ultimo anno … mi riferisco a quelle del Sabato sera “a lume di candela” !

Ogni volta una gran fatica: pensare il tema, decidere il menù per stupire e non essere banale, trovare gli ingredienti, il vino da abbinare (che spesso era scelto in base al packaging e/o alla provenienza), scegliere come addobbare la tavola e, infine, mettersi ai fornelli a cucinare … che fatica!

I miei TACOS e le mie cene del sabato “a lume di candela”

Sembra banale, ma alla fine era diventato un vero e proprio impegno e, solo adesso, ripercorrendo le tante foto scattate sul mio telefono, mi rendo conto di quante cose ho fatto … ma non mi sono per nulla pentita!!! 

Oggi vi ripropongo i finti TACOS al formaggio BRA con mousse di salmone e paprika piccante. 

Sono semplici e di grande effetto (basta guardare le foto) e poi possono essere proposti anche per un aperitivo estivo (ci siamo ancora, vero?)

Voglio raccontare un po’ delle mie cene “a lume di candela”

Non chiedetemi dove l’avevo letto … ricordo soltanto che l’idea mi piacque subito!

Di cosa sto parlando!?

Di organizzare ogni sabato sera, a casa, in famiglia e durante il lockdown, una cena raffinata, dalla preparazione del piatto a quella della tavola, per cercare di superare i momenti difficili, tenersi impegnati e, al tempo stesso, non dimenticare che dalle situazioni negative, a volte, possono nascere cose positive, uniche e irripetibili! 

E dopo circa un anno di sabato sera trascorsi ai fornelli, tra le mura di casa, alle prese con piatti, stoviglie, tovaglie preziose, menu nuovi e colorati, frutta e verdura di stagione, spezie profumate, immersa in un’atmosfera intima e familiare … vi confesso che non mi sono pentita!

Panna cotta alla frutta di stagione

E lo rifarei senza esitazione!

Anzi, prima o poi tutto questo credo che lo rimpiangerò, nonostante la fatica e l’impegno considerevole e, a volte, le lamentele e le critiche della mia famiglia (chi non voleva il pesce, chi non mangiava quel tipo di verdura, chi voleva una cucina più tradizionale e non innovativa e diversa, …). 

Voglio lasciare qui nel mio “blog di cucina” qualche immagine, per non dimenticare questi momenti … e, anche qualche simpatico aneddoto! 

Le candele e i fiori sempre a tavola, che cambiavano colore a seconda del tema della serata … mio marito che non riusciva a vedere mio figlio seduto al suo lato opposto per la presenza del vaso di fiori (che, trascorsi i primi cinque minuti, veniva preso e spostato altrove); le candele “accese” che impedivano movimenti liberi tra le portate e l’immancabile e conseguente “puzza” di pollo bruciato 😁

La pizza al piatto da asporto di “Paolo” (una pizzeria vicino casa) ordinata dai miei figli, perché il menu della sera non era di completo gradimento … 

Ma tutto questo ha fatto parte del gioco … e mi sono divertita … 

Continuiamo a parlare di tradizione, di Teramo, di piatti che non si dimenticano mai e dei luoghi incantati della città.

E’ domenica e voglio fare un salto nel passato, quando da piccolissima mia madre mi portava alla Villa Comunale a fare due passi e a guardare i cigni e le paperelle. Non credo esista a Teramo un  bambino che non sia mai stato con i genitori o con i nonni alla Villa Comunale. 

Qualcuno l’ha definita “un’oasi di pace” … ed è proprio così … ci si perde nel verde dei giardini e si torna indietro nel tempo. 

Nel 1841 nell’area della Villa, sorgeva  l’orto botanico voluto da Ignazio Rozzi, medico e naturalista, animatore della “ Società Economica” della stessa città. Ma, appena dopo la sua morte, nel 1884, l’orto botanico divenne Villa Comunale.

Al centro della Villa un laghetto con papere, cigni, tartarughe … e lungo i viali troviamo diversi cippi funebri dedicati a illustri personaggi teramani.

Nel giardino, nato tra il 1868 e il 1888, troviamo il Museo Civico di Teramo (o Pinacoteca Comunale), che raccoglie, nelle sue 15 sale, molteplici opere, una volta, sede del Tribunale della città. Qui anche  l’affresco del pittore Gennaro della Monica, “Bruto e i figli” (1886), chiamato per dipingere il salone della Corte d’Assise del Tribunale. 

La Villa Comunale oggi (2021) e la sfogliatella

Ma quale piatto teramano oggi?!

Un po’ fuori stagione … ma sono sempre buonissime, le SFOGLIATELLE alla TERAMANA con marmellata d’uva.

Questa è la ricetta della mia zia paterna … 

Io non sono molto brava e, quando e se decido di prepararle, utilizzo i rotoli di pasta sfoglia già pronti. E poi, dentro, metto solo marmellata d’uva (la sfogliatella mi piace così).

In questi ultimi due anni mi sono piacevolmente  “riscoperta” …

Riesco a cogliere le infinite bellezze del nostro territorio coniugandole alla mia passione per la cucina e per la sua meravigliosa tradizione. 

Camminando lungo il parco fluviale del Vezzola, qui a Teramo, troviamo la Fonte della Noce, un sito medioevale, di grande importanza per la città, perchè, per molti secoli, ha rappresentato il rifornimento idrico di tutta la sua zona nord.

Si legge in una lapide affissa sul sito …

“La regina venne alla fontana e postisi a mensa sola con la figliola, nell’altra il signor Don Alfonso … si trattennero sino al far della notte“… (Muzio Muzij)

Alla Fonte della Noce fece sosta un paio di giorni la regina Giovanna d’Aragona, arrivata a Teramo per prendere possesso della città nel luglio del 1514.

Lapide affissa nelle adiacenze della Fonte della Noce a Teramo

“Per tutta la durata della cena la Regina non fece altro che compiacersi di tanta benevola accoglienza dei teramani e pregò Nochicchia e il Cancelliere di ringraziare a suo nome tutti i cittadini di Teramo, assicurando che non avrebbe mai dimenticato quelle due serate così piacevolmente trascorse nella loro città” (fonte: IL FUOCO DEI SALAMITA, di Elso S. Serpentini).

Una tappa in Abruzzo, con la Rivista Novella Cucina del Mese di Aprile 2021, per riscoprire la tradizione contadina e festeggiare la Pasqua in famiglia.

Tanti ricordi dell’infanzia che si intrecciano tra loro, i racconti di famiglia, usanze e riti che resteranno sempre nel cuore e che cercherò con tutte le mie forze di tenere stretti riproponendoli alle persone più care quando se ne presenterà l’occasione.

Avete voglia di viaggiare un pò con me e con la mia tradizione?

San Valentino ❤️

Ho voluto essere un po’ originale e unire la mia passione per la cucina a quella per il disegno a mano libera!

Se solo avessi più tempo a disposizione …. 

E così, per festeggiare la Festa di San Valentino (e poi mia figlia si chiama Valentina) ho preparato questa speciale “Crema al cioccolato bianco e pistacchio” con una confezione speciale, ideata e disegnata da me!!!  

Qualche curiosità