– “Ma tu mi ami?” chiese Alice.
– “No, non ti amo” rispose il Bianconiglio .
-Alice corrugò la fronte ed iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.
– “Ma tu mi ami?” chiese Alice.
– “No, non ti amo” rispose il Bianconiglio .
-Alice corrugò la fronte ed iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.
Un piacere, per me, aver potuto raccontare nel Blog di Cookpad la mia città, Teramo, e anche l’Abruzzo, attraverso un piatto della tradizione.
Poter tornare indietro negli anni, ritrovarmi immersa nei ricordi di famiglia, quando eravamo in tanti seduti a tavola a ridere e scherzare davanti a pietanze favolose.
Non lo dimenticherò mai …
Voglio raccontarlo anche qui …
“L’Abruzzo, Teramo e il Cacio Fritto al Tartufo nero”
Un viaggio nella cucina Abruzzese, iniziando da uno degli antipasti più famosi: il “Cacio fritto” (formaggio fritto).
Certo, non parliamo sicuramente di un piatto leggero, da inseirire nelle diete povere di grassi, ma, ogni tanto qualche strappo alla regola si deve pur fare. E con questo piatto tipico della tradizione contadina, goloso e gustoso, stiamo andando nella giusta direzione.
Missione “Albero di Natale” compiuta.
Ora devo dedicarmi al Presepe. Conservo tantissimi pezzi di quello di ceramica di THUN: sicuramente molti di voi lo conosceranno.
Mi ha sempre rasserenato osservare i volti dei personaggi e degli angioletti: la loro bocca a forma di cuore come se stessero per sussurrarti qualcosa.
Anno dopo anno l’arrivo di nuovi personaggi: il pastore, la contadina con la conca, la bambina e il bambino che giocano insieme, la pecorella, …
Sono stata a Bologna qualche giorno fa e rivedere Le Due Torri mi emoziona sempre tantissimo.
Quando frequentavo l’Universita’ (non so se vale ancora oggi) si diceva che se si fosse saliti sulla Torre degli Asinelli durante gli studi, non ci si laureava! E con questo “spauracchio”, volete sapere quante volte ci sono stata?! Solo una volta!
Era da tanto che desideravo preparare un piatto che avesse come ingrediente la nostra vongola e, finalmente, ci sono riuscita!
Il suo nome deriva dal latino “conchula”, diminutivo volgare di conchiglia: è povera di grassi e di calorie, e tante sono le curiosità interessanti che la riguardano. Ve ne voglio raccontare almeno una:
“Cos’altro puoi rammentare di un gran cioccolato, se non il desiderio esplosivo, seducente, dirompente di assaggiarne ancora, e ancora, e ancora?”
Raymond Hammer
Io davanti a questi cookies non riesco proprio a fermarmi: sono morbidi dentro e croccanti fuori!
Vi devo, però, svelare un segreto: l’impiattamento è mio, ma i cookies sono opera di mia figlia Valentina!
La ricetta!? Per fortuna ha deciso di “passarmela”!
In questo periodo, dovunque clicco sul web, mi compaiono gli stecchi di parmigiano!
Ho deciso di non essere affatto originale, ma banale e di copiarli (lo dico espressamente senza vergogna).
Naturalmente nell’impasto ho messo quello che mi è venuto in mente … in linea con la mia indiscussa ‘“creativita’” .
Da protagonista: la bresaola.
Mini blinis al pistacchio, tagliati come un fiore e guarniti con bresaola, stracciatella di burrara, granella di pistacchio e foglia di spinacino a crudo.
Io abbinerei un buon vino da aperitivo o, meglio, un bicchiere di bollicine. Ma siccome non sono un’esperta sommelier, per l’abbinamento faccio scegliere a voi!!
Regalarsi una coccola ogni tanto è un gesto di gentilezza e di attenzione che si fa verso se stessi…
Non lo credete anche voi!?
Ci sono tanti modi per coccolarsi e, questa mattina, ho scelto di farlo così: muffins ai mirtilli neri e yogurt bianco magro.