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Tradizione

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La Pupa è uno dei dolci pasquali abruzzesi, assieme alla pizza di Pasqua (che qualcuno chiama anche spianata). A base di biscotto e decorata con tantissima fantasia, serve a rallegrare le tavole imbandite per questa occasione speciale. 

Ma cosa simboleggia? 

Pare sia sinonimo di fertilità e rinascita portate dalla primavera. Ha origini pagane e la tradizione “vuole che sia preparata durante la settimana Santa per poi essere consumata la mattina di Pasqua” durante il noto “sdjuno”!

L’ho preparata con la pasta frolla aromatizzata all’arancia, l’ho colorata con i colori per alimenti e … con tanta fantasia… 

Eccola qui e l’ho chiamata “La Contessina” … perchè ogni Pupa ha un suo nome.

Un intreccio romantico di zuccherini, rose, canditi, cuori e stelle! 

La tradizione culinaria abruzzese mi affascina, mi piace ascoltare i racconti della zia e delle persone che hanno alle spalle più anni di me e più storie interessanti da raccontare. Mi affascinano anche le c.d. “pallotte” (polpette) … ma anche voler cercare di aggregare insieme (per sperimentare) i sapori di una volta con gli ingredienti “più attuali” del territorio.

A molti di voi tutto questo sicuramente non piacerà … ma, il mio bisogno continuo di sperimentare abbinamenti nuovi (fermo restando il rispetto per la cucina tradizionale), mi spinge a volte a non disdegnare alcune “divagazioni culinarie”.

Tramandare le tradizioni è uno dei modi che si hanno per non perdere la propria identità, sia come abruzzese e, per quanto mi riguarda, come teramana.

E cosi, quale tradizione migliore da tramandare di quella culinaria?  Oggi ho dedicato la domenica mattina alla mia città, allo spaghetto alla chitarra con le pallottine…iniziando dalle pallottine, passando per il sugo e finendo con gli spaghetti ammassati!!

Giornata durissima!! Ma ne è valsa la pena!

La provincia di Teramo è piuttosto ampia: si passa dal mare alla montagna, attraversando la collina, nello spazio di pochi chilometri. E così, anche la cucina è molto varia: ho deciso di fare un salto nelle zone collinari e di montagna, per assaggiare uno dei piatti “capisaldi” della cucina abruzzese e anche teramana: l’agnello cace e ova, emblema della cucina povera e semplice, ma nello stesso tempo genuina. Qui, il sapore piuttosto forte della carne di agnello viene “smorzato” dal succo di limone e dal mix di erbe aromatiche (timo, rosmarino e alloro).

Nel teramano è uno dei piatti tipici delle Festività Pasquali, anche se ormai è diffuso in tutti i periodi dell’anno.

Una ricetta antispreco, che viene dal passato.

Ultimamente, a casa mia, non si creano tanti avanzi e, fidatevi, se anche ne dovesse restare un po’,  ho scovato tante ricette che lo reciclano degnamente. 

Questa del pancotto all’abruzzese (e, comunque, alla maniera di casa mia) è un esempio tipico di ricetta sul riuso del pane raffermo. Era un piatto preparato spesso dalla mia bisnonna paterna Marietta, che non sopportava buttare il pane avanzato e, a volte, lo riciclava così! 

Quando pensiamo all’ossobuco (io per prima) mi viene in mente subito la città di Milano. In realtà non sbaglio… 

Ma, parlando con mia zia di cucina (lei è una grande appassionata), mi ha raccontato che a Roma è altrettanto famoso, accompagnato dai piselli in umido. 

Nel suo quaderno preziosissimo aveva tre ricette diverse e mi ha consigliato di provare questa in bianco, che lei adora e mangiava sempre a casa di una sua amica di Roma, quando era ragazza.