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Non chiamatelo “tortellino” …

Diciamo pure che si tratta di un tortellino, ma un pò diverso dal solito e un pò lontano dalla tradizione bolognese. Nella forma lo ricorda molto, ma non nella sostanza. Potrebbe piacere a chi, come me, osa un pochino in cucina, a chi, come me, non si vuole annoiare e cerca di mescolare sapori, profumi e sensazioni.

Qui il re del piatto non è il tortellino, ma il caffè, aggiunto sia nell’impasto della sfoglia e sia nel ripieno.

E poi c’è lo zafferano, quello di Daniela, che rilascia un profumo unico!

La ricetta? scorrete qui … e non vi pentirete :))


Ingredienti:

  • 200 gr di farina di semola
  • 2 uova intere piccole
  • 1 cuchiaino d’olio EVO
  • 1 cucchiaino di polvere di caffè

Per il ripieno:

  • 200 gr di ricotta vaccina compatta
  • erba cipollina
  • 1 cucchiaino di polvere di caffè
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
  • prezzemolo
  • pepe
  • sale

Per la salsa:

  • Qualche pistillo di zafferano
  • 200 gr di Besciamella
  • sale
  • pepe
  • 50 ml di brodo caldo di verdure
  • Parmigiano grattugiato qb
  • polvere di caffè qb

Procedimento:

Mescolare le uova, con il caffè, la farina e l’olio, formando un panetto piuttosto morbido e farlo riposare per una mezz’ora.

In una ciotola, mescolare gli ingredienti per il ripieno. creare delle sfoglie di pasta sottili (n. 5) e ricavare dei quadrati di due cm per lato; al centro posizionare un pò dell’impasto e chiudere a tortellino. Poggiare su un vassoio con un pò di farina. Proseguire con gli altri. Bollire l’acqua con un pò di sale in una pentola capiente per cuocere i tortellini (dovranno cuocere circa 5/6 minuti). A parte, in un pentolino, versare la besciamella, lo zaffereno sciolto nel brodo (qualche pistillo tenerlo da parte) e un pò di parmigiano, Aggiungere il brodo (se necessario), il pepe e un pizzico di sale. Condire i tortellini dopo averli scolati bene e aggiungere un pò di polvere di caffè. Servire.

Tornaco, un piccolo borgo piemontese in provincia di Novara, è conosciuto soprattutto per l’edificio storico Villa Marzoni, oggi sede del Museo della Civiltà e Cultura della Bassa Novarese e per l’antico Castello, distrutto e riscostruito più volte nel corso degli anni.

Ma a Tornaco, oltre alle bellezze da ammirare e visitare, possiamo trovare il riso carnaroli classico e lo zafferano di Daniela Monfrinotti, sommelier del riso, e la sua Azienda che vanta una storia di tanti anni fa.

Mi racconta Daniela che l’Azienda è nata alla fine del 1800 e che, ad occuparsene, erano i suoi nonni e poi i suoi genitori. Sarà probabilmente l’amore per la famiglia e per la sua terra, che hanno spinto e convinto Daniela e suo marito Attilio a portare avanti con entusiasmo quel progetto che sa di antico.

Recentemente, avete inserito anche una gamma di risi “semipronti”. Quali sono le caratteristiche che li rendono “diversi” rispetto agli altri?

“Il riso carnaroli classico e l’autenticità e la genuinità delle migliori materie prime. Il nostro riso, per esempio, di cui curiamo e monitoriamo costantemente la coltivazione in ogni sua fase, viene essiccato e trasformato con cura, prestando attenzione agli effetti della lavorazione sulla resa in cottura del prodotto finito. Per questo, nell’impianto di trasformazione, è stata reintrodotta la sbiancatura a pietra tramite le storiche macchine Amburgo, le uniche in grado di fornire lo standard qualitativo ricercato”.

Carla De Iuliis e Daniela Monfrinotti (Azienda Agricola della Bassa Novarese)

Una settimana dedicata all’Abruzzo e alla sua Tavola, quella di VistoTV con Novella2000

Tantissimi piatti, dalla tradizione ai prodotti tipici del territorio e qualche ricetta di famiglia. 

E’ domenica e, se siete a corto di idee, vi lascio  “la ricetta di copertina”, quello delle Tagliatelline con lo Zafferano di Navelli .

E qui, grazie al terreno propizio e alla costanza degli abitanti del luogo, lo zafferano è riuscito a diventare negli anni uno dei simboli distintivi e caratteristici di queste zone.

I pensieri sono tanti, ma quello più popolare racconta che la pianta sia originaria dell’Asia Minore, in particolare delle zone montuose dell’Iran e del Mediterraneo orientale e che, solo successivamente sia arrivata in Abruzzo, grazie al padre domenicano Domenico Santucci (nativo di Navelli – L’Aquila), grande estimatore delle proprietà dello Zafferano, che riuscì a trafugare i bulbi dalla Spagna (in cui era soggetto a leggi e controlli molto severi), portandoli con sé nel suo paese natale.


Ingredienti:

  • 250 gr di tagliatelline all’uovo (o altra pasta) 
  • 10/12 fiori di zucca freschi
  • 1 bustina di zafferano o qualche pistillo 
  • 1 tuorlo d’uovo
  • 4 cucchiai di pecorino abruzzese
  • Scorza di limone
  • 1 spicchio di aglio incappucciato
  • Olio EVO qb

Procedimento:

In un’ampia padella versare un giro di Olio EVO e lo spicchio di aglio: soffriggere per un paio di minuti. Aggiungere i fiori di zucca lavati, puliti e tritati, cercando di tamponare bene l’acqua in eccesso. Cuocere circa 10 minuti, aggiungendo un po’ di acqua e lo zafferano in polvere.

Nel frattempo, in una pentola a bordi alti, versare l’acqua leggermente salata per cuocere le tagliatelline.

Scolarle al dente e versarle nella padella con i fiori e, dopo aver spento il fuoco, aggiungere il tuorlo d’uovo sbattuto con il pecorino e la scorza di limone. Mantecare bene e, se necessario, aggiungere un po’ di acqua di cottura. Servire e per chi vuole spolverare con un po’ di pepe.

Chi ha voglia di fare con me un salto in Lombardia e assaggiare un delicato risotto alla milanese?

Con la mia ultima rivista di enogastronomia “In Viaggio per l’Italia … con Carla La Contessina” ho girato “virtualmente” in lungo e in largo la Regione Lombardia; ho conosciuto aziende, prodotti, persone cordiali che amano la loro terra e ne sanno valorizzare al meglio i prodotti.

Come poteva non essere presente nella rivista il tipico risotto color dell’oro, con zafferano e midollo? Io l’ho impreziosito ancora un pò aggiungendo il tartufo nero estivo …

La nascita del piatto meneghino parrebbe sia legata al Duomo di Milano. Siamo nell’anno 1574 e il Maestro Valerio di Fiandra è impegnato a realizzare le maestose vetrate della Cattedrale assieme al suo aiutante di nome Zafferano (chiamato così per avere l’abitudine di aggiungere sempre ai suoi colori una punta della spezia pregiatissima). Il Maestro, così, lo prendeva sempre in giro, dicendogli che per via della sua strana abitudine, prima o poi avrebbe messo lo zafferano anche nei piatti …). Fu proprio in occasione delle nozze della figlia del Maestro, che Zafferano chiese al cuoco di fare una variazione sul risotto, aggiungendo una punta della spezia pregiata!